Associazione Amici dell'Hospice Siracusa
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ASSOCIAZIONE
AMICI DELL'HOSPICE DI SIRACUSA
In questo momento di “pausa”, in attesa del nuovo regolamento dell’Asp, al centro dei nostri pensieri ci sono loro: i pazienti dell’Hospice Kairós di Siracusa.
Senza protocollo d’intesa con l’Asp di Siracusa, i volontari non possono svolgere le loro attività all’interno del reparto Hospice. E, come volontari, i nostri pensieri vanno subito ai pazienti. Quando Giusy, la psicologa che si occupa della nostra formazione e coordina la nostra attività in Hospice, ci ha comunicato la notizia, il mondo ci è quasi crollato addosso. Come sarebbe a dire sospendere tutte le attività in reparto? E l’Anesis del martedì e del giovedì? E il laboratorio di pittura, proprio ora che stavamo programmando uno? E le nostre Ninfee? Possibile che stessimo tutti vivendo, contemporaneamente, un assurdo incubo dal quale non riuscivamo a svegliarci?
Il pizzicotto, quello che ti dai per essere sicura di essere sveglia, è arrivato proprio da Giusy: «L’Asp di Siracusa ha sospeso la nostra attività di volontariato in Hospice perché il protocollo d’intesa che regolava il rapporto tra l’Associazione Amici dell’Hospice di Siracusa e l’Azienda sanitaria provinciale è, purtroppo, scaduto. Non possiamo fare altro, adesso, che rispettare le disposizioni provenienti dall’altro, attendere il nuovo regolamento e il rinnovo del protocollo. Possiamo, però, cercare di far capire ai dirigenti dell’Asp quanto sia importante, essenziale e insostituibile la vostra presenza in reparto. Auguriamoci che tutto si risolva in tempi brevi».
Ci sono i pazienti dell’Hospice Kairós. Le persone che ieri erano in Hospice e che non è detto ritroverai l’indomani. Quelli che arriveranno nei prossimi giorni, perché il dolore è sempre lì, a ricordarci che possiamo cedere da un momento all’altro. C’è la moglie del signore ricoverato che i martedì e i venerdì dell’Anesis li aspetta con ansia, per sedersi con in mano un bicchiere della granita di limone fatta da Lilla e per raccontarsi a quei volontari premurosi, a quegli sconosciuti che sono diventati così familiari, sorridendo davanti alla fetta di ciambella, abbandonandosi al profumo del caffè appena fatto. Sarà delusa, adesso, quando non sentirà più il tipico rumore delle stoviglie nella cucina dell’Hospice che preannunciava l’arrivo di chissà quali manicaretti?
È triste pensare al silenzio dei corridoi dell’Hospice, anche se ci conforta sapere che i pazienti sono comunque nelle ottime mani dei medici e degli operatori sanitari: la loro professionalità è una garanzia che non ha bisogno di ulteriori conferme. Ci dispiace non poter scambiare le solite quattro chiacchiere con i familiari dei pazienti: ce li possiamo immaginare fermi lì, sulla soglia della stanza del loro caro, ad aspettare un sorriso, un abbraccio, una stretta di mano. Ci manca il costante confronto con i medici e gli operatori del reparto: grazie a loro impariamo ogni giorno qualcosa in più e apprezziamo il valore del loro lavoro che ci aiuta a esserci veramente per i pazienti e a star loro accanto nel modo più giusto.
Siamo, però, fiduciosi che l’Asp saprà risolvere ogni intoppo burocratico e precedere velocemente al riassetto della relazione con gli Amici dell’Hospice. E non ci fermiamo: le nostre attività continuano all’esterno, ci dedicheremo alla divulgazione dell’importanza delle cure palliative, in attesa di poter tornare dai “nostri” pazienti in Hospice.
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